Un libro piccolo piccolo, capace di emozionare e di condurre il lettore, in punta di piedi, verso l’altro. Verso il “diverso”, verso chi soffre, verso chi spera. Si chiama “Battiti diversi, stesso cuore” (Different beats, same heart) ed è stato scritto da Lavinia Rocchi, giovane insegnante romana appassionata di viaggi e affamata di conoscenza.

Ho conosciuto Lavinia alcuni anni fa, per caso. I social ci hanno permesso di “tenerci d’occhio” a vicenda superando le distanze fisiche e di seguirci nel nostro fare quotidiano. Così, osservandola nel suo vivere, mi sono sistematicamente imbattuta nel suo entusiasmo, nella sua voglia di abbracciare il mondo, nella sua capacità di guardare con occhio materno l’umanità. E tutto questo l’ha riversato nel suo libro: un piccolo viaggio nelle esistenze che Lavinia, per lavoro, studio o grazie a missioni umanitarie, ha incrociato nel suo cammino.

“Battiti diversi, stesso cuore” racchiude le vite degli altri. Brevi racconti che ci portano lontano: fra i poveri delle Favelas, nel sogno italiano di chi è arrivato con un barcone, nel coraggio di chi rema contro un destino ostile senza arrendersi, fra le vie assolate d’amore paterno dell’Egitto. Storie che permettono di comprendere, con semplicità, il “diverso”. Perché è tramite la comprensione e la conoscenza che si costruiscono ponti per superare i pregiudizi.

 

Lavinia, da dove nasce l’esigenza di scrivere questo libro?

«La vita mi ha dato molte opportunità di conoscere luoghi, culture e situazioni molto diverse dalle mie e da quelle dell’“occidente” a cui siamo abituati. Sicuramente ho sempre avuto una forte attrazione verso le lingue, per poter comunicare con più persone possibili nel mondo, preferibilmente nella stessa, per poter comprendere meglio. Sono sempre stata anche molto interessata a conoscere, nelle varie culture, qual è il senso della vita: ciò che è importante.  Credo che più conosciamo, più apriamo la nostra mente, più espandiamo i nostri orizzonti, più ci avviciniamo alla vera conoscenza e a ciò che ci accomuna. Ho conosciuto molte persone, di varie provenienze, in missione umanitaria, e poi molti migranti in Italia: da qui ho sentito l’esigenza fortissima di dover raccontare anche agli altri ciò che ho visto, ciò che ho sentito con le mie orecchie e visto con i miei occhi. Le storie che ho ascoltato, e direi anche vissuto, attraverso le persone che ho incontrato, vorrei che più persone possibili le conoscano perché sono incredibili, eppure vere».

 

Qual è il più grande insegnamento che i tuoi viaggi e le persone che hai conosciuto ti lasciano?

«Sono tanti. Il più grande è che siamo tutti uguali. Può differire il colore della nostra pelle, la lingua che parliamo, cosa mangiamo. Ma in fondo siamo tutti uguali: abbiamo lo stesso cuore, la stessa anima, e per chi è credente, proveniamo anche tutti dallo stesso Dio.  Per questo il titolo del libro è “Battiti diversi, stesso cuore”. Ho imparato anche che, prima di parlare bisogna conoscere, e solo viaggiando e cercando la verità si sgretolano i pregiudizi. Ho capito anche che è meraviglioso conoscere tante lingue, perché in ognuna esistono modi diversi per dire la stessa cosa, e anche concetti che non sono traducibili in altre. Insomma, privarmi di viaggiare e delle lingue sarebbe rinunciare a una grande ricchezza per me».

 

Ritieni che la nostra società sia razzista? Come si supera l’odio e come si può creare una società accogliente e davvero multietnica?

«Sono dell’opinione che l’animo umano è fondamentalmente buono e altruista. Basta osservare i bambini e come si relazionano tra di loro e con gli altri. Soffrono se gli altri bambini stanno male. Soprattutto nei paesi poveri, si condivide tutto, ci si aiuta a vicenda. E vederlo è bellissimo. Proprio in un mio viaggio, ho capito che ogni dolore condiviso diventa più leggero e ogni gioia condivisa aumenta. Non nascondo che quando vedo nelle persone l’infondatezza del razzismo o dell’odio, provo dolore e rabbia. Ma credo anche che se ci soffermassimo un attimo a pensare che sui barconi potrebbero esserci i nostri fratelli o sorelle, genitori o figli…non li lasceremmo morire. Vorremmo salvarli. Credo che nessuno, se vedesse davanti ai suoi occhi annegare una persona, sarebbe indifferente. Dagli schermi ci sembra tutto più distante e che non ci riguardi. Il messaggio più efficace che ho trovato è contenuto in una poesia di Warsan Shire, una poetessa keniota: […] dovete capire che nessuno mette i suoi figli su una barca a meno che l’acqua non sia più sicura della terra […].  Quanto è più arricchente una società multietnica, colorata, varia, con idee e principi diversi, utili per confrontarci e per conoscere la realtà più profondamente. Quanto è più bello mangiare cibi nuovi e diversi, ascoltare le canzoni più svariate e aiutarsi a vicenda… È necessaria anche molta maturità e sicurezza di se stessi per poter convivere con “il diverso”. A causa anche di una certa politica che fa leva sulle nostre difficoltà sociali ed economiche, il pensiero generale e diffuso è che i migranti sono qui per rubare qualcosa a noi, a farci del male. Abbiamo paura. Questo è il tema centrale. Ma abbiamo paura perché non conosciamo. Temiamo il diverso, siamo cresciuti ascoltando la ninna nanna dell’ uomo nero. Temiamo l’Islam, la religione di molti migranti che approdano sulle nostre coste. Proprio leggendo il Corano, una delle “frasi” che mi ha colpito di più è “vi abbiamo creato di popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda” e anche “chi salva la vita di una persona è come se avesse salvato tutta l’umanità”. Sono messaggi tutt’altro che terroristici! Possiamo anche non condividere, ma ritengo che abbiamo almeno il dovere di conoscere. Per noi stessi prima di tutto, per non vivere nella paura e nell’incertezza».

Il libro di Lavinia (in formato cartaceo e ebook) si può acquistare su Amazon. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza. La copertina è stata realizzata da Saji Yapa.

CHI E’. Lavinia Rocchi è nata e cresciuta a Roma, è laureata in Lingue e Mediazione Linguistica – Culturale e specializzata nell’insegnamento delle lingue, in particolare l’inglese. Ha viaggiato molto in varie parti del mondo per studio, interesse personale e missione umanitaria.

Contatti: laviniarocchi91@gmail.com

Nelle foto: in alto Lavinia Rocchi, al centro la copertina del libro.

 

VM