E’ il cuore che ti frega. In generale, nella vita. Non solo nei rapporti a due, nelle storie più o meno d’amore. In generale proprio. Nel lavoro, nelle amicizie, nel contatto con gli estranei, al supermercato e al parco giochi.
Il cuore ti frega perché se ce l’hai non puoi non ascoltarlo. Sì, è vero, si può ignorare per un po’; si può azzittire per qualche frangente; ma poi sta lì che batte e ti dice esattamente chi sei, ti ricorda da dove vieni, ti ripete cosa è importante per te.
E, così facendo, ti indica la strada.
Eppure…ci viene detto, e ci diciamo, che non va bene. Perché il cuore ci frega. Già. Ma come di preciso? In che senso ci frega?
Forse perché il cuore, per chi ce l’ha, porta in posti diversi da dove “la società” (e la “cultura” che la caratterizza da qualche decennio) vuole. Una società che spinge ad essere furbi più che corretti; scaltri più che preparati; buonisti più che buoni; ipocriti più che autentici; spregiudicati più che determinati; duri più che fragili; a considerare il prossimo come mezzo più che come fine. Ad essere altro più che se stessi. Perché così conviene, perché così si raggiungo gli obiettivi, perché così si attirano consensi e successi, perché così si evitano fregature ed anzi, magari, si danno!
E forse è vero. Ma…vuoi mettere quando quell’abbraccio l’hai dato nonostante tutto, e quel “no” l’hai detto nonostante tutto, e quel messaggio l’hai mandato nonostante tutto, e quel treno l’hai preso nonostante tutto, e quel mulino a vento l’hai sfidato nonostante tutto…Eh, vuoi mettere? Vai a letto, la sera, che magari hai fatto un casino ma sei felice. E guardi i tuoi figli e ti senti a posto, con te stesso e con loro. Perché se quella “direzione ostinata e contraria” cantata dal Maestro è scelta dal cuore va bene anche se c’è la fregatura.

 

VM

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